— Anno: 2004
— Editore: Einaudi
Questa è una storia di figli lasciati dai genitori, di figli che scappano, di figli posseduti come un cappotto d'ermellino e presto riposti nel baule della colpa. Le vite, per quella gente, erano di chi se le prendeva, di chi le comprava, di chi ne aveva cura per curare se stesso. Per me, donna senza radici, l'ascolto delle storie di famiglia somigliava alla magia di leggere i fondi di caffè: tante macchie, alcune persone, tante interpretazioni, alcune vite. Molte impronte. Una magia larga, che andava oltre le parole, i riti, le memorie. Una magia che tracima da una vita in altre vite».
Mirò è una donna bellissima e malinconica. La storia della sua famiglia attraversa tutto il Novecento e tutti gli angoli del Mediterraneo, in una vertigine genealogica. «Gente fuggita: dalla rivoluzione, dal destino, dall'odio, persino dall'amore». Mirò, miscela esplosiva di caratteri russi, africani e balcanici, donna moderna e donna dell'harem, è forse «il crocevia di tutto».
Xenia è la tata di Mirò, la donna che tutto ha guardato e mai giudicato. La donna che tutto ha raccolto, anche, perché dietro la sua voce si nascondono molte voci. Nel suo doppio narrare si affacciano isole di mandorli e viti, case che sanno di cucina, di spezie e gelsomini, di esistenze interrotte. E infiniti personaggi, come Colette, la bisnonna di Mirò, che ha chiuso i suoi giorni in un monastero greco, o come il nonno Selim, grande giocatore di tabli e grande collezionista di donne, nella sua casa piena di tappeti e di vita, impregnata dell'odore di hashish. E poi i misteri di Omar, finito tra i ballerini russi di un piccolo teatro parigino e morto forse senza sepoltura. O di Payaam, inghiottito dal mare in tempesta mentre cercava le sue spugne. O ancora di Rada, regalata da un sultano a un nobile russo poi ucciso dai bolscevichi.
Questo di Crepet è un romanzo in cui si raccontano città, stoffe, magie, profumi d'incenso, amori e odi interminabili, enormi ricchezze e capacità di sciuparle, fughe, segregazioni, uomini meschini e sognatori, donne smemorate e bellissime. Una metafora lunga un secolo dove la Storia è più piccola delle persone che la attraversano. Persone legate dal sangue e da vincoli oscuri: condannate nel tempo a destini simili e capaci di affrontarli con una leggerezza arcana. Un libro di spostamenti, di viaggi, di migrazioni del corpo e del cuore in cerca di un senso profondo del vivere senza compiacimento, l'ultima sostanza della molteplicità stupefacente delle cose.