La ragione dei sentimenti - Paolo Crepet

La ragione dei sentimenti

Voi, noi
12 Novembre 2003
Non siamo capaci di ascoltarli
12 Ottobre 2001

La ragione dei sentimenti


Anno: 2002
Editore: Einaudi

Due giovinezze vissute negli anni dell'odio. Due storie vicine nel tempo, lontane nei destini In questo libro due uomini raccontano la loro esistenza, un passato remoto e prossimo tessuto di vicende private e drammi collettivi che hanno lasciato il segno indelebile sulla loro pelle, dentro la loro anima. L'uno ha combattuto, giovanissimo, l'acquiescenza rassegnata del padre, il conformismo dell'omertà dei più. Conosce il carcere e le torture, l'umiliazione pianificata del campo di concentramento, dove vive il disfacimento della ragione ma trova anche lezioni di straordinaria dignità: la morte dell'amico e compagno di sfide, e poi di prigionia; l'architetto che sapeva incantare con la poesia perfino i moribondi. Uomini giusti, mai arresi, capaci di ripercorrere gli insegnamenti del suo primo, grande maestro, il nonno: uno scultore anarchico che gli ha trasmesso il culto dell'intelligenza, della libertà, della ricerca del “senso delle cose celato negli interstizi”, per fare, per progettare il futuro, lasciare tracce dietro di sé. L'altro, un uomo che tenta di sottrarsi alla “sensazione di assoluta inutilità”, alla miseria della vita di provincia, a un mondo vuoto di affetti e di figure di riferimento. Un uomo che non riesce a toccare i sentimenti, ma solo a sfiorarli: l'amore come il dolore. Vive la guerra “guardando” i feriti in un ospedale da campo. Fugge da tutto, per sempre. Tutto, di fronte a lui, si consuma lentamente, ma non il suo appuntamento con l'unica vera passione: la scrittura, un libro, un capolavoro scritto in venti giorni. Un lampo, un baleno. E poi quarant'anni di silenzio, affollato di fobie, di paure tremende che gli impediscono la vita. Due vite, due metafore. L'imperativo a fare, a provarci, il coraggio trovato nel dolore attraverso l'insegnamento creativo degli altri. Oppure l'essere annichiliti, il sentirsi superflui, il negarsi un senso del vivere. Due poli tra i quali ognuno può trovare la propria soggettiva “ragione” di esistere.



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